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CHE BELLA L’AUTOMOBILE – 6. L’autostoppista


di Foro_Romano
30.10.2019    |    12.719    |    4 9.4
"Ha gonfiato il suo largo torace villoso e, con un ruggito bestiale, si è abbattuto su di me, mentre la sua verga esplodeva allagandomi la pancia di tanto..."
Sono pochi mesi che ho preso la patente ed ho acquistato la mia prima automobile. Non avevo idea che questo mi avrebbe portato ad una svolta molto importante della mia vita. Non solo ho perso la mia verginità anale, ma ho anche scoperto la mia vera natura sessuale, specialmente grazie ad Attilio, il mio istruttore di guida: quello di una vera troia che gode solo a culo pieno di cazzi e di sborra, ma anche di zoccola altruista soddisfatta quando riesce a far godere un uomo adulto nel miglior modo possibile.
Certo che ho i miei gusti in fatto di uomini. Li voglio alti, dalle spalle larghe, massicci, pelosi, potenti, che sappiano dominarmi pur rispettandomi; focosi ed a volte anche feroci nello scoparmi, che in quei momenti mi trattino da puttana, ma capaci poi di gesti dolci e gentili. Inoltre, sono da poco maggiorenne ma mi piacciono più grandi di me, che potrebbero essermi padre od anche nonno. L’importante è che siano che veri tori da monta.
Come sapete, sono stato fortunato. In poco tempo ho avuto parecchie esperienze e gli uomini che mi hanno posseduto mi hanno già ridotto il buco ad una voragine capace di inghiottire con facilità grossi calibri ma che, grazie all’elasticità dei miei giovani muscoli, sa richiudersi subito quasi completamente.
Approfittando del fatto di essere motorizzato e che è cominciata finalmente la buona stagione, alcuni fine settimana vado a trovare una mia zia materna che mi è stata sempre molto simpatica e che abita in campagna, a venti chilometri dalla mia città. In quei giorni mi rilasso e faccio riposare anche il mio culetto che ne ha proprio bisogno, sbattuto com’è quasi tutti i giorni dai miei amanti fissi nel piccolo alberghetto ad ore, dato che tutti loro hanno una moglie od una compagna ufficiale.
Il percorso per andare dalla zia è per la maggior parte lungo una comoda strada statale. L’ultima volta, al ritorno, si stava facendo buio e l’avevo da poco imboccata quando, presso una piazzola di sosta, vedo una macchina lussuosa ferma col triangolo ed un signore, vestito con un completo elegante, che faceva segno di volere un passaggio. Non so se è stata la mia naturale bontà d’animo o se, benché di sfuggita, lo avevo immediatamente ed istintivamente catalogato come un bel uomo. Di fatto, ho subito accostato e lui mi ha raggiunto.
“Ho la macchina in panne. A quest’ora il mio meccanico di fiducia è chiuso. Lo chiamerò domani. Potresti darmi uno strappo in città? Dove vuoi tu, poi prenderò un taxi fino a casa”.
“Prego, salga”. Ha aperto la portiera e mi si è seduto a fianco. Accidenti se era un bel uomo! Aveva tutte le caratteristiche del mio ideale ed in più due occhi di un azzurro mare profondi ed intensi che mi hanno fatto sciogliere. Aveva sui cinquanta anni, la testa e la barba rasate ed un viso così maschio da mettermi in imbarazzo. Mi ha dato subito del tu mentre io, data la differenza di età, non riuscivo a dargli che del lei. Il mio buchino spia boccheggiando mi segnalò immediatamente che dovevo averlo e credo abbia capito subito le mie “preferenze”.
“Scusami, non mi era mai capitato di dover chiedere l’autostop e capisco che, di questi tempi, non è prudente, ma la situazione mi ha costretto”.
Ho messo in moto e sono ripartito. “Non ha nulla di cui scusarsi, anzi… mi fa piacere… scambiare due parole con… con una persona così… simpatica”. Ho quasi balbettato ed ho capito che non potevo dire frase più stupida.
“Ah, non ci conosciamo e già mi trovi simpatico?”. I suoi occhi mi si sono piantati addosso. Guidavo ma me ne ero accorto. Deve avermi studiato a fondo in quei pochi secondi di silenzio.
“Anche tu mi sei simpatico e, anzi, posso anche dirti che ti trovo un bel ragazzo” ha detto poggiandomi una mano sul ginocchio.
Sono rimasto di sasso e, non so come, sono riuscito a mantenere il controllo della macchina.
“Mi trova bello?”.
“Si, molto” e la sua mano è scivolata lungo la mia coscia e me l’ha leggermente palpata. Per un attimo ho abbassato lo sguardo per guardarla. Era grande, leggermente pelosa e, soprattutto, audace.
“Dddove vuole che la porti?”. Più che per la timidezza, ho balbettato per l’emozione.
“Se hai tempo, a casa mia, così potrò ricambiare subito il favore”.
Volevo dire qualcosa, ma sono rimasto a bocca socchiusa.
“Sei stupendo. Hai delle labbra così carnose che credo sappiano fare altro che parlare. Non vedo l’ora, se me lo consentirai, di baciartele. Senti l’effetto che mi fai”. Mi ha tolto la mano destra dal volante e se l’è portata sul pacco. Ho così potuto sentire che, sotto la stoffa, stava crescendo qualcosa di veramente notevole.
Ho ancora mantenuto il controllo della guida. Questa volta con una mano sola!
“Anche questo non mi era mai successo”.
“Che cosa?”
“Di vedere un bel ragazzo, di capire al volo la sua natura e sentire subito un così intenso interesse. Sai cosa vorrei farti?”
“Credo di aver capito”.
“Vorrei chiavarti il culo mentre ti guardo negli occhi. Ho sempre scopato donne e pochi ragazzi ma nessuno mi ha mai eccitato come te. Voglio scoprire che cosa hai di speciale”.
“Beh, io lo so e le darò modo di scoprirlo (sono troia, pensavo). Dove abita?”.
“Appena entri in città, giri a destra sul primo viale. Poi di indicherò la strada”.
Ho guidato seguendo le sue istruzioni fino a casa sua. Durante il percorso, ci siamo presentati meglio e parlato di noi. Lui, non sposato, è un importante dirigente di una multinazionale. Io gli ho detto dei vari amanti che mi sono fatto in poco tempo (senza entrare nei particolari come con voi) e dell’alberghetto dove di solito andavamo a consumare.
“Finora, non mi è mai capitato di andare a casa di qualcuno”.
“E’ molto più tranquillo, vedrai”.
Siamo arrivati ad un elegante complesso di villini bifamiliari con ingressi indipendenti. Ognuno con un vialetto dietro un cancello dove lasciare la macchina.
“La casa adiacente alla mia è disabitata, così potremo fare anche un po’ di rumore. Spero che tu non sia un tipo silenzioso: mi piace capire quanto ti piace. Inoltre, mi piace anche poterti dire qualche cosina spinta”.
“Si, piace anche a me sentirmi dire certe cose”.
“Allora, credo che andremo molto d’accordo”.
Parcheggiata l’auto, siamo scesi, mi ha condotto su per tre gradini verso la porta di ingresso. L’ha aperta, mi ha fatto strada, l’ha richiusa alle spalle e mi ha subito sbattuto al muro, afferrandomi per il collo e ficcandomi la lingua in bocca. Era molto più forte di me, ma non avevo alcuna intenzione di respingerlo.
Mi sono aggrappato alle sue spalle ed ho risposto con la mia di lingua, in un bacio intenso, mentre le sue mani hanno cominciato a scorrermi per il corpo, scendendo dalla schiena alla vita, ed ancora ad afferrarmi le chiappe. Ho emesso un mugolio di desiderio mentre le nostre lingue continuavano ad intrecciarsi e due sue dita hanno premuto la stoffa verso il mio buco già umido di voglia.
Mi ha liberato la bocca e mi ha guardato. “Voglio farti mio. Voglio proprio vedere quanto sei troia”.
“Mi faccia quello che vuole… signore. Mi usi a suo piacimento” ho detto, sottolineando la mia completa sottomissione ai suoi desideri.
Mi ha sollevato tra le braccia, come una sposa, ha raggiunto la camera da letto e mi ha deposto delicatamente a sedere sul bordo. Mi si è piazzato davanti e mi ha accarezzato una guancia. Avevo il suo pacco gonfio davanti agli occhi. Lentamente si è slacciato la cintura, si è abbassato la zip, ha calato i pantaloni e le mutande fino a metà coscia ed ha messo in bella vista il suo grosso cazzo succoso, già piuttosto barzotto, grondante precum e circondato di tanto pelo brizzolato, da cui proveniva un invitante odore di intimità maschile.
Era chiaro il suo desiderio, che poi era anche il mio, ma mi sono fermato ad ammirarlo e poi ho alzato gli occhi ad incrociare i suoi. A quel punto ha abbandonato ogni tenerezza.
“Succhialo!”, ha detto imperiosamente senza mezzi termini.
L’ho preso in bocca e mi sono impegnato meglio che potevo. Prima gli ho roteato la lingua attorno alla cappella, poi l’ho stretta tra le labbra continuando lo stesso lavoretto. Ha cominciato a mugolare. Poi, per un attimo, ho affondato l’intero cazzo più che potevo nella mia gola, fino a nascondere il naso tra i suoi peli inguinali. Solo un attimo per non soffocare e poter prendere le misure, anche se il membro continuava a crescere.
“Aaahhh… siii… siii… cosììì”.
Non ero sicuro di continuare a farlo perché mostrava di poter raggiungere dimensioni piuttosto ragguardevoli. Infatti, appena dopo quel mio primo approccio, si è intostato completamente. Sembrava una strana colonna di marmo ricurva, ma calda e ricoperta di morbida pelle e di numerose grosse vene in rilievo che gli si avvinghiavano attorno. Il sapore era fantastico. Mi carezzava la testa.
“Siii tesoro, continua così… Aaahhh”. Ed io ho continuato con grande impegno. Nel frattempo, lui si è andato spogliando. Via la giacca, via la cravatta, slacciati i bottoni della camicia e dei polsini fino a toglierla. Tutto andava accumulato da una parte, sulla moquette. Tutto senza che io mi staccassi dalla sua minchia. L’ho dovuto fare solo un attimo, quando lui mi ha sfilato la maglietta e, poco dopo, quando si è slacciato e tolto i pantaloni e le mutande. Via le scarpe, via i calzini.
Ero rimasto fermo a bocca aperta, con le labbra umide della mia saliva e del suo precum, stregato dal suo fisico perfetto, tonico, ricoperto di pelo brizzolato. Mi ha fatto alzare leggermente per togliermi i jeans ed il resto, fino a rimanere completamente nudo come lui, col cazzetto in tiro. Ero come una bambola tra le sue forti mani.
“Accidenti! Perché mi piaci così tanto?”.
Mi ha afferrato la testa e me l’ha rimesso in bocca. Tenendomela tra le mani, ha cominciato a scoparmela lentamente, facendomi gustare pienamente quello che mi offriva. Producevo molta saliva e si sentiva chiaramente il rumore del risucchio. Gemeva e si contorceva ma senza mai lasciare la presa, via via aumentando la velocità.
Pochi minuti e… “Ti avviso che sono carico completamente e ti sto per sborrare in bocca. Preparati ad ingoiare tutto”. Per tutta risposta, ho stretto ancora più le labbra e mosso la lingua sulla punta, prendendogli in mano la grossa sacca pelosa dei coglioni che gli ribollivano.
“Putt… ta… naaa… troiaaa… Sborro… sborrooo”. Potenti siringate di caldo sperma hanno invasa la mia bocca assetata. Più ne ingoiavo e più ne sparava. Qualcosa non sono riuscito a trattenerla e mi è colata sul mento.
Quando ha finito, ansimante, me l’ha sfilata dalla bocca che è rimasta aperta, vuota, a dimostrazione che avevo fatto onore al suo succo. Ancora qualche goccia gli è uscita dal buchino e io l’ho lappata via con gusto, guardandolo intensamente.
“Che troia. Che piccola lurida troia che sei. Ma non credere che sia finita”. Infatti il cazzo sembrava non essersi minimamente ammosciato. “Adesso devo vedere se anche il tuo culetto è all’altezza della puttanella che sembri essere e ti avviso che ti dovrò montare a lungo prima di poter venire un’altra volta”.
“Non chiedo di meglio”, gli ho detto con un sorriso.
“Che zoccola!”. Mi dà una spinta e io cado di schiena sul letto. Mi viene sopra e mi bacia con passione. Schiacciato dal suo peso, ho il suo ampio torace peloso su di me, sul mio piccolo corpo pressoché glabro. Finito di baciarmi, mi dà una lunga leccata con la sua lingua rasposa dal mento alla punta del naso, poi mi lecca sul collo. E’ passato quindi a succhiarmi i capezzoli, facendomi gemere sempre più forte.
“Mmmm, che bel sapore di carne giovane! Vuoi essere scopato, vero?”.
“Si, signore, solo se lo vuole anche lei, signore”. Era evidente che lo voleva, come lo volevo io.
“Certo ed ho proprio voglia di sfondarti come si merita una troia in calore”.
Si è sollevato e mi ha tirato su le gambe tenendomele da dietro le ginocchia, aperte, ed è rimasto un po’ ad ammirarmi il buchino che fremeva nell’attesa.
“Ma guarda che bella rosellina!” e giù con una leccata umida di saliva.
“Si vede che ha voglia”. Altra leccata.
“E si vede pure che è abituata a prendere cazzi”, e altra leccata. Uno sputo e la punta della lingua si è insinuata a penetrarmi.
“Mmmm, che buona”. Altra leccata, altro sputo e altra penetrazione di lingua ancora più a fondo. Mi agitavo freneticamente. Sentirmi così desiderato da un uomo maturo e importante aveva portato la mia voglia ad un livello pazzesco. Ancora una leccata e me ne sarei venuto senza toccarmi. Invece è arrivato un altro sputo. Ero fradicio.
Si è sollevato, così ho potuto vedere bene la sua potente erezione. Il suo grosso cazzo maturo era pronto a penetrare dentro di me. Mi ha lasciato le gambe (che ho mantenuto alzate e piegate) e mi ha afferrato le chiappe con le mani per allargarmi meglio il buco. Ha infilato facilmente un dito, poi due, rigirandomele dentro. Un mio mugolio lo ha sollecitato. Non ne potevo più. Si è sputato sulla mano destra e ci si è bagnato il cazzo. L’altra mi teneva ancora aperto. L’ha puntato e ha dato una leggera spinta, ma tanta era la voglia e tanta era la saliva usata che la cappella è entrata tutta subito con facilità.
“Ahhh” abbiamo ansimato insieme. Ha cominciato ad affondare lentamente ma con decisione, mentre io ho avvinghiato le mie gambe al suo corpo offrendomi completamente aperto a lui.
“Guardami. Guardami negli occhi, troietta. Voglio vederti godere mentre ti scopo”. Arrivato in fondo, ha iniziato a fottermi sempre più velocemente. Urlavo dal dolore. Gli urlavo di non fermarsi, di sbattermi senza pietà. Il suo viso ed i suoi occhi si erano trasformati in una maschera feroce, con un leggero sorriso di soddisfazione nel potere e nel predominio su di me.
“Ti rompo il culo, puttana. Ti sfascio la fregna di frocia”. Fumava dalle narici. Spingeva con forza in tutte le direzioni per slabbrarmi completamente. Era un martello pneumatico. Il mio sfintere non esisteva più e non poteva più opporre alcun tipo di resistenza.
Non capivo più niente. Non ero più io. Ero una femmina di vacca in calore montata dal suo toro infoiato. Avevo la vista velata. La testa andava a destra ed a sinistra. Urlavo e godevo e mi sono venuto sulla pancia senza che io lo sollecitassi.
Ancora spinte feroci e secche, alternate ad una scopata selvaggia. Arrivato al punto di non ritorno, si è sollevato tenendomi le gambe per le caviglie senza fermarsi un attimo. Ha gonfiato il suo largo torace villoso e, con un ruggito bestiale, si è abbattuto su di me, mentre la sua verga esplodeva allagandomi la pancia di tanto caldo sperma. Mi ha addentato al collo mentre era scosso dagli spasmi dell’orgasmo. Ognuno era un ulteriore grumo di sborra nel mio ventre. Ha tentato ancora un bacio ma gli mancava il fiato ed ha finito per ansimare accanto al mio orecchio. I battiti del suo cuore si sono uniti ai miei mentre andavano rallentando.
Quando si è ripreso, si è sollevato da me, togliendomi il suo dolce peso di dosso e mi è sdraiato a fianco. “Accidenti, sei fantastico! Non avrei mai pensato che si potesse godere tanto scopando un culo di frocio. A te è piaciuto?”.
“Certo, come no? Invece, io ho sempre pensato che sarebbe stato magnifico farsi scopare da un cazzo di etero”, ho detto sorridendo.
“Mi stai prendendo in giro, eh ragazzino. Ma senti questo. Uno che gli puzza ancora la bocca di latte” fece, scherzando.
“Guardi che non è latte, ma sborra. La sua sborra di maschio maturo a limite della scadenza”.
Abbiamo cominciato a ridere. E abbiamo continuato a giocare prendendoci per i fondelli fino a che ero sulla porta per andare via.
“Ma come ti permetti, tu che vai col primo che passa”.
“Si, infatti ho tirato su una puttana dalla strada”.
Mi ha preso la testa tra le mani e mi ha baciato con vero trasporto.
“Guarda che qui la puttana sei tu, ragazzino perverso”.
“Se avrà ancora voglia di scoparmi, mi chiamerà?”, ho detto con una certa apprensione.
“Sono certo che il mio uccello ne avrà ancora voglia, sempre che gli impegni di lavoro me ne daranno il tempo. Ma vedrai, farò in modo che sarà presto” e mi ha accarezzato una guancia.
Sono salito in macchina agitando la mano e sono tornato a casa, dove i miei erano in apprensione per il ritardo. Ho detto loro quello che era successo ma dicendo solo che il signore mi aveva invitato a casa per offrirmi qualcosa e fare quattro chiacchiere.
Intanto sentivo il buco del culo indolenzito, mi sono ritrovato in bocca un suo pelo e sapevo di essere ancora sporco del suo succo. A letto, quella sera, ho dovuto tirarmi un segone pazzesco.

(Il presente racconto, essendo di carattere erotico, ha lo scopo di eccitare i nostri istinti animali ma non per questo va preso alla lettera. Le stesse cose si possono fare con le dovute precauzioni. Non fate mai sesso senza preservativo: non rovinatevi la vita ma godetevela il più possibile. Buona sega a tutti).

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